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Ripartono a marzo i corsi di Confesercenti Verona sulla sicurezza aziendale dedicati ai dipendenti della piccola e media impresa del commercio, del turismo e dei servizi. Tali percorsi formativi, divenuti obbligatori per tutte le imprese dallo scorso 29 gennaio, prevedono che ogni lavoratore sia sottoposto ad una formazione generale di 4 ore (per qualsiasi tipo di azienda) alla quale si aggiunge una formazione specifica di durata variabile a seconda del settore di appartenenza. Sono previste pesanti sanzioni per quelle imprese non ancora in regola con la normativa. Per iscrizioni e informazioni 0458624011 oppure visitate il link Sicurezza Lavoratori
Etichettato e in un contenitore idoneo e richiudibile. Così si dovrà presentare d’ora in avanti l’olio sulle tavole di ristoranti e pizzerie, in ottemperanza alla normativa sulla tracciabilità dei prodotti promulgata lo scorso 14 gennaio ed entrata in vigore in questi giorni.
Un accorgimento a cui dovranno stare bene attenti i ristoratori: «Si tratta di un provvedimento che mira ad allinearci alla normativa europea, per la quale è già prevista una maggiore attenzione sulle informazioni della filiera produttiva sui prodotti nei pubblici esercizi» ha commentato Alessandro Torluccio, responsabile dell’ufficio Fiepet di Confesercenti Verona. Si tratta, quindi, di proporre ai clienti sui tavoli degli esercizi di somministrazione l’olio di oliva vergine nel suo contenitore originale, come prodotto dallo stabilimento di produzione o di confezionamento, senza possibilità di “rabbocco” da parte del titolare dell’esercizio oppure, nel caso di utilizzo della classica oliera, questa dovrebbe riportare un’etichetta che indichi almeno l’origine del prodotto ed il lotto di produzione. In questo caso si rimetterebbe alla responsabilità del titolare dell’esercizio la fedele indicazione della provenienza dell’olio contenuto in un’oliera da un certo produttore e lo stretto collegamento con un determinato lotto avente scadenza certa.
Una dolce attenzione nel giorno di San Valentino? Regala un cioccolatino. È sulle ali di questa risposta che arriva a Verona, in Piazza Bra, dal 14 al 17 febbraio, la prima edizione di Chocolate in Love, mostra mercato dei maestri cioccolatai italiani che durante i quattro giorni di manifestazione, dalle 10 alle 22 delizieranno i palati con il meglio della produzione italiana. L’evento, inserito nelle giornate di manifestazione di Verona In Love e organizzato dalla Confesercenti di Verona, porterà lungo il Liston 13 aziende accuratamente selezionate, che avranno il compito di fondere ancora una volta insieme l’amore e il cioccolato, in un turbinio di emozioni e passioni.
Durante le giornate alcuni eventi collaterali allieteranno i visitatori, come ad esempio il CioccoAperitivo, il pre-dinenr dedicato ai più golosi, o i laboratori di scultura nel cioccolato, passando per l’asta benefica in favore di Aism delle opere realizzate dai maestri cioccolatai.1500 imprese del commercio, 819 negozi del dettaglio, 409 attività del turismo e 1310 aziende di servizi. Questi i numeri delle Partite Iva veronesi legate al commercio che nel 2012 sono state costrette a chiudere, il 67% sul totale di quelle che hanno chiuso, che ammontano sul territorio scaligero a 5985. Una situazione particolarmente difficile, che delinea senza alcun dubbio la forte crisi dei consumi che sta attanagliando tutta l’Italia: «Siamo di fronte ad una situazione nuova e assai drammatica, il cui impatto sociale sarà ben più grave nei prossimi anni». A dirlo è Fabrizio Tonini, direttore di Confesercenti Verona: «Qui non stiamo parlando di qualche bar o qualche attività che a causa di una cattiva gestione è costretta a chiudere. Tra queste imprese che non ci sono più ci sono decine e decine di imprenditori che storicamente hanno sempre avuto successo, sia a Verona che in provincia, persone preparate e affidabili. Il problema è quindi più ampio e di conseguenza anche di più difficile soluzione».
Leggi tutto: Verona e provincia a rischio di desertificazione commerciale
1500 imprese del commercio, 819 negozi del dettaglio, 409 attività del turismo e 1310 aziende di servizi. Questi i numeri delle Partite Iva veronesi legate al commercio che nel 2012 sono state costrette a chiudere, il 67% sul totale di quelle che hanno chiuso, che ammontano sul territorio scaligero a 5985. Una situazione particolarmente difficile, che delinea senza alcun dubbio la forte crisi dei consumi che sta attanagliando tutta l’Italia: «Siamo di fronte ad una situazione nuova e assai drammatica, il cui impatto sociale sarà ben più grave nei prossimi anni». A dirlo è Fabrizio Tonini, direttore di Confesercenti Verona: «Qui non stiamo parlando di qualche bar o qualche attività che a causa di una cattiva gestione è costretta a chiudere. Tra queste imprese che non ci sono più ci sono decine e decine di imprenditori che storicamente hanno sempre avuto successo, sia a Verona che in provincia, persone preparate e affidabili. Il problema è quindi più ampio e di conseguenza anche di più difficile soluzione».
Se guardiamo alle piccole e medie imprese del commercio, cioè i negozi che tengono vivi i centri storici, i dati sono ancor più sconfortanti: 632 nel 2009, 678 nel 2010, 761 nel 2011 e 819 nel 2012. Una escalation di chiusure che non si verificava dai primi anni ’90, quando la svalutazione della Lira fece tremare la stabilità del Paese: «Se paragoniamo Verona ad altre città del Veneto notiamo come il settore della piccola impresa del commercio sia quella più in difficoltà sul nostro territorio, molto di più rispetto al comparto del turismo, dove, anche se sembra in controtendenza, i dati segnano 11 aziende in più nel confronto con il 2011. Attenzione però: si sono assottigliati di molto anche i ricavi ». Secondo l’Associazione di categoria la congiuntura economica e i provvedimenti in materia fiscale del Governo sono solo alcune delle cause contro cui puntare il dito, senza dimenticare l'avvento sempre più invasivo della grande distribuzione organizzata e della catene commerciali, le uniche in grado di sostenere, ad esempio, la liberalizzazione assoluta dei giorni e degli orari voluta da Mario Monti. A confermare questo è il dato sulle nuove aperture, che per il 37% sul totale del 2012 riguarda attività in franchising, una tipologia di commercio che rientra negli schemi del centro commerciale: «Anche le nostre vie Mazzini, Borsari, Cappello e Stella subiscono lo stesso effetto di omologazione che avviene nei centri commerciali – spiega Tonini – senza alcuna differenza, se non quella che essendo un ente pubblico il gestore dell’area, ci sono più possibilità di tutela di alcune tipologie di attività, ed in questo il Comune di Verona qualcosa sta facendo, come lo sviluppo del progetto CcnVerona, che ha lo scopo di coordinare e sviluppare manifestazioni che coinvolgano i commercianti, tuttavia la strada da percorrere è ancora molto lunga, soprattutto in previsione delle nuove tasse comunali che presumibilmente incideranno sulla piccola e media impresa e su alcune scelte successive a questo progetto, come l’insediamento dell’area Ex-Biasi e Ex-Cartiere, che sembrano contraddire proprio la scelta di tutelare il centro storico e sulle quali siamo profondamente contrari. Nei paesi della cintura cittadina, invece, la conseguenza è la trasformazione delle aree urbane in dormitori, sul modello parigino, che negli anni ha portato a concentrare le attività nel cuore della città e nei centri commerciali, creando in queste Banlieu numerosi problemi di ordine pubblico – conclude Tonini –. Il negozio con le sue attività, infatti, serve anche a mantenere sorvegliata e attiva un’area, dove gli acquirenti e l’afflusso di persone genera sicurezza. Verona certamente non è Parigi, ma anche nel nostro caso si tende a proseguire su questo pericoloso modello. Il nostro auspicio è che le amministrazioni comunali premino le imprese virtuose, limitando la grande distribuzione e favorendo la concertazione e la collaborazione tra le piccole attività».
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