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Una moratoria per dire no a nuovi insediamenti di grande distribuzione. Questo è quanto ha presentato in Regione la Confesercenti nei giorni scorsi, per limitare il rischio di una completa deregulation del settore. La legge Regionale sulla programmazione commerciale, infatti, è scaduta da qualche mese, e in attesa del rinnovo si sta creando un pericoloso vuoto legislativo, che permette ampliamenti e concessioni di nuove strutture commerciali. «Nel contesto attuale c’è il rischio concreto che aumenti ulteriormente la presenza già ingombrante dei grandi centri commerciali sul nostro territorio – ha spiegato Fabrizio Tonini, direttore di Confesercenti Verona –. Nella nostra Regione, dove la grande distribuzione ha un impatto che la colloca ai massimi livelli Europei, occorre una pausa di almeno un anno, in attesa che si regolamenti tutta il settore e si torni ad una progettualità sostenibile».

Secondo alcuni studi della stessa associazione di categoria, per ogni posto di lavoro creato nei centri outlet se ne perdono quattro negli immediati centri storici: «Noi riteniamo che la vera sfida innovativa, la vera modernità nel nostro Veneto, sia oggi la capacità di rilanciare il ruolo delle nostre città, l’unicità dei nostri centri urbani, la qualità del nostro modello di vita – ha proseguito Tonini –. La posta in gioco non è soltanto la difesa dei piccoli esercizi commerciali, ma si tratta di capire quale modello di sviluppo vogliamo seguire. Se si prosegue su questa strada si avranno tanti comuni desertificati e altrettanti mega centri ludico-commerciali all’uscita dei caselli autostradali, una sorta di deserto americano, dove il modello seguito è stato proprio questo. Qui non è sostenibile sia per i costi sociali che per quelli economici. Nella situazione di crisi attuale occorre ritrovare i valori di prossimità». Oltre a bloccare l’insediamento di nuove strutture di questo tipo, con la moratoria la Confesercenti vuole anche mettere la parola fine alla diatriba sulle aperture domenicali, confermando la possibilità che questa venga regolamentata dalla stessa Regione. Sul territorio veronese sono molte le strutture che si stanno muovendo per sfruttare questa frangente: «La situazione è potenzialmente esplosiva. I comuni spesso sono costretti a dare la loro approvazione a questi insediamenti, vedendo in loro un potenziale per le casse pubbliche, ormai ampiamente raschiate dallo Stato centrale. Non possiamo dar loro torto, ma devono essere consapevoli che l’insediamento di questi mega centri, se da una parte aiuta il bilancio comunale, dall’altro impoverisce il territorio e gli effetti sono già evidenti, visto che proprio in circostanze come quella attuale sono sorte alcune delle più imponenti mostruosità come Motor City e Veneto City». Sembra però che la nuova giunta regionale veneta sia più sensibile di quella precedente e l’assessore regionale con delega al commercio, Isi Coppola, ha manifestato grande disponibilità alle associazioni. «Ci ha chiesto di redarre la legge perché la Regione abbia nero su bianco la strada da percorrere – conclude Tonini -. Continuare a costruire questi agglomerati di cemento non porterà a nulla, anzi, toglierà lavoro e ricchezza».