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C’è un piccolo angolo di Mantova anche a Verona. Un po’ nascosto dal traffico ma in pieno centro storico, lungo le Rigaste San Zeno, in vicolo Boscarello si trova l’osteria “Al Boscarel”. Dove un tempo si fermavano a fare sosta i barcaioli che lavoravano lungo l’Adige, oggi Massimo e Lele cucinano e servono i loro piatti che rispettano la tradizione culinaria mantovana e veneta con dei risultati eccellenti.

È una storia la loro fatta di coincidenze e di ritorni come succede con il grande amore: quello di aprire il ristorante in cui si vorrebbe entrare come clienti. Così Lele, che ha sempre lavorato in ambito edile come responsabile di cantiere ritrova Massimo, grande amico di un tempo, che si è specializzato nell’ambito della moda. E insieme realizzano l’idea di aprire un locale. «All’inizio è stata un po’ una scommessa- racconta Massimo- abbiamo cercato il locale ideale tra quelli in vendita e alla fine abbiamo aperto proprio da dove abbiamo iniziato la nostra ricerca. Così in un mese abbiamo ristrutturato il locale e abbiamo inaugurato».

Un ambiente accogliente e curato, con grandi tavoli scuri in formica che contano circa 40 coperti e una mise un place sobria di piccole tovagliette. È così che si presenta il locale dove Lele in cucina mescola con grande fantasia i suoi ingredienti attingendo da ricordi di gusti tutti veneti e mantovani e Massimo serve ai tavoli intrattenendo gli ospiti con accurate descrizioni dei piatti.

Il menù infatti è vario e i piatti del giorno cambiano di volta in volta a seconda della fantasia del cuoco e dei prodotti tipici di ogni stagione. Insostituibili sono però il risotto alla pilota, un primo piatto popolare mantovano che deve il suo curioso nome agli operai addetti alla “pilatura” del riso, o i tortelli di zucca. Ad accompagnare i primi, un secondo piatto altrettanto fantasioso è la gallina in scatola, cioè una gallina disossata, condita con una squisita salsa verde e pomodori secchi e servita tiepida. Ma non è questa l’unica ricetta che colpisce per la sua originalità. Lele e Massimo hanno anche rispolverato nel loro menù il “tira beghe”. Si tratta di uno stuzzicante spuntino di un tempo a base di peperoni verdi scottati con l’aceto e conditi con il parmigiano. Il sipario sulla cena, allora, cala solo quando viene servita in tavola un tipico dolce lombardo, la “sbrisolona”, spruzzata con grappa di prugna e servita calda.

E nel segno della tradizione è anche il menù del venerdì. Per mantenere le antiche usanze “Al Boscarel” infatti vengono serviti piatti di pesce: dal crudo alle ostriche, dagli scampi al tonno fresco accompagnati da buon bicchiere di vino bianco. Ma anche al banco si possono assaggiare dei deliziosi stuzzichini all’ora dell’aperitivo. La porchetta di Treviso con il pane caldo, il prosciutto di Terrano, le acciughe alla povera e la frittata con gli spaghettini sono piccole delizie con le quali accompagnare dell’ottimo vino.  

«Per ogni piatto ricerchiamo la qualità- spiega Lele che ha fatto della sua passione per la cucina un nuovo ed entusiasmante mestiere- ma siamo attenti anche a mantenere i prezzi contenuti perché usando prodotti buoni anche i piatti più semplici diventano piacevoli persino per i palati più esigenti». E prosegue: «È per questo che abbiamo scelto di tenere pochi coperti, per poter curare il servizio e stare con i clienti. Così ogni sera mi sembra di avere quaranta amici a cena». È proprio questo il segreto di Lele: non cucinare nulla di ciò che non mangerebbe lui. E della sua esperienza passata ha fatto tesoro riuscendo a gestire abilmente la cucina come se fosse un cantiere.

Ma è soprattutto l’importante passione per il cibo che fa di Lele e Massimo due ottimi ristoratori. «Quando siamo chiusi proviamo nuovi ristoranti e assaggiamo piatti e vini che il territorio enoico veronese propone- spiega Massimo. In questo modo ci teniamo sempre aggiornati e possiamo procurare i prodotti dai migliori fornitori».

La loro idea è infatti quella di mantenere la tradizione e la sobrietà dell’antica osteria. «Per esempio nonostante il territorio offra una grande produzione di vini- racconta Massimo- noi vorremmo tenerne solo di due qualità, il rosso e il bianco come si faceva una volta nelle osterie».

Non sempre l’esperienza è sinonimo di successo e di questo Massimo e Lele ne sono l’esempio. E’ proprio grazie alla loro creatività e voglia di mettersi in gioco che sono riusciti a creare un locale particolare, tradizionale ma moderno che permettesse di raggiungere una clientela trasversale amante del buon gusto, della buona cucina, della convivialità e dell'enologia del territorio.